Agli albori dell’introduzione dei freni a disco, il freno meccanico era praticamente la norma.
Shimano ci aveva già provato nel lontanissimo 1974 a lanciare questo tipo di freno sul mercato, ma il risultato fu un flop clamoroso.
Per lungo tempo i freni a disco furono appannaggio di pochissimi ciclisti e proposti perlopiù, da produttori artigianali. Verso i primi anni del 2000 però il vento cambiò. Il freno a disco iniziò ad essere adottato sulle mtb come una standard; prima solo sui modelli di alta gamma e poi anche su quelli più economici.
Il passaggio alla Bdc dei freni a disco fù invece decisamente più lento, tanto che ancora oggi qualche ciclista, appassionati e professionisti, provano ad opporre resistenza a questa innovazione che ormai non è più una scelta.
I freni a disco sulla gravel bike
Per la gravel bike le cose sono andate in modo diverso. Nata ufficialmente nel 2012, la gravel bike viene proposta fin da subito con freni a disco, meccanici per le versioni di media e bassa gamma, idraulici per l’alta gamma. Con il tempo l’idraulico prende sempre più piede, tanto che oggi quasi tutte le gravel bike proposte sul mercato, sono dotate di questo sistema. Ma malgrado tutto questo, ancora oggi il freno a disco meccanico è motivo di discussione.
Vediamo allora pregi e difetti di questo dispositivo rispetto alla versione idraulica.
Pro dei freni a disco meccanici
Non necessita di leve freno appositamente studiate, normalmente molto costose.
Ha una manutenzione semplice.
E’ più leggero del sistema idraulico.
Contro dei freni a disco meccanici
La potenza di questo impianto non è modulabile, per ottenere il massimo delle prestazioni è necessario usare tutto il braccio di leva (presa bassa).
E’ necessario recuperare costantemente il gioco delle pastiglie causato dall’usura delle stesse.
Lo stato dell'arte dei freni a disco meccanici
Sembra che in Europa, ma in particolare in Italia, i freni a disco meccanici siano poco popolari, spesso classificati come inefficienti e “poco seri”. Basta varcare però l’Oceano per accorgessi che molte piccole aziende che producono gravel anche di alta gamma, hanno ancora una certa predilezione per questo tipo di sistema, soprattutto quando si tratta di biciclette pensate per i viaggi o gli eventi in bikepacking.
Ma non solo, oltre ai classici freni meccanici prodotti da Trp, Promax, Tektro, Avid, ecc, ci sono realtà come Paul che producono pinze meccaniche semplici, leggerissime ed efficienti, e con un prezzo paragonabile a quello di una coppia di leve e pinze idrauliche.
La scelta delle pinze meccaniche in questo caso è sicuramente data dalla poca manutenzione necessaria e dalla facilità di riparazione, alla portata di qualsiasi ciclista o meccanico che si può incontrare lungo il percorso. Inoltre i ricambi necessari da portare sono semplici e leggeri come un filo del freno e una coppia di pastiglie, invece di contenitori di olio, imbuti, tubicini, ecc.
I freni a disco “ibridi”
A porre un po’ di calma nella polemica meccanici o idraulici, sono arrivati da qualche tempo i freni ibridi. Si tratta di pinze ad azionamento meccanico (leva per freni caliper) che comandano una pinza dotata di un piccolo serbatoio e un pistoncino idraulico.
I più conosciuti sono certamente i Trp Hy/Rd, i Juin tech e i molti “cloni” di provenienza orientale, magari non bellissimi, ma sicuramente economici e anche efficienti.
Anche il mondo del freno ibrido ha comunque le sue eccellenze, come ad esempio le pinze prodotte dalla Yokozuna Ultimo e dotate di 4 pistoncini che promettono grande potenza, ma con un costo decisamente importante.
Le pinze ibride, rispetto a quelle meccaniche, hanno il vantaggio di essere maggiormente modulabili, e avere una potenza che si avvicina a quelle di un idraulico.
Lo svantaggio invece può essere nella resistenza allo stress, visto che il poco olio contenuto si trova tutto nella pinza, punto che raggiunge altissime temperature. Può quindi succedere che questo vada velocemente in ebollizione, riducendo in modo importante l'efficienza dell’impianto.
Il futuro dei freni a disco
Lo scorso anno Shimano ha depositato un brevetto di freni a disco elettronici. Sostanzialmente hanno riproposto quanto introdotto con il cambio elettronico wireless, sostituendo la pompa idraulica alla leva con un “sensore” e il tubo idraulico con un sistema wireless che comanda un motorino posto sulla pinza che muove a sua volta una pompa idraulica.
Quando arriverà sul mercato questa novità non si sa ancora, ma probabilmente si tratterà di attendere solo qualche anno prima di vedere finalmente un manubrio sgombro da qualsiasi tipo di cavo, e pedalare su un mezzo completamente gestito dall’elettronica.
Raccontaci nei commenti la tua esperienza, e quali pensi sia il futuro di questo importante componente della bicicletta.
Moresco Pierluigi says
Analisi semplice, completa, competente ed esaustiva.
Potrei solo aggiungere che, essendo utilizzatore sia di modelli diversi idraulici e meccanici, fra i meccanici, senza arrivare all’inverstimento dei Paul, i BB/ di Avid sono ottimi per potenza e modularita.
Per me i migliori con il solo problema che non li realizzano flat che è diventato il nuovo standard di montaggio. Per il resto isuperabili pur pesando io 95 kg.
Roberto says
Grazie del tuo commento Pierluigi.
Abbiamo citato Paul e Yokozuna (ma avremmo potuto tranquillamente parlare dell’accoppiata Trp (leve+pinze leggerissime da utilizzare con cambio elettronico) per gli idraulici, solo per far capire che esistono prodotti di nicchia molto sofisticati, e non solo i soliti Sram e Shimano.
Prodotti chiaramente da utilizzare per progetti specifici, non adatti a qualsiasi ciclista e… tasca 🙁
Per il resto va detto che il freno meccanico, che spesso viene installato su biciclette di bassa gamma, quindi destinate ad un pubblico di principianti, in realtà per principianti non è. Trovare il giusto mix tra dischi, pastiglie e regolazione richiede tempo ed esperienza, senza dimenticare poi che vanno “calibrati” quasi ad ogni uscita, se si usano in modo intenso.